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La Siria di Shady Hamadi

E' molto raro vedere la sala Convegni gremita all’inverosimile per un incontro con uno scrittore. Il racconto di un giovane autore siriano Shady Hamadi sul suo forzato esilio e della testimonianza dell’attivista Albayhia Rabeath dell’associazione “Insieme per la Siria libera” sono stati seguiti con grande attenzione e partecipazione dai numerosi intervenuti. Shady Hamadi ha raccontato il suo esilio nel libro “Esilio dalla Siria”, un esilio vissuto in Italia (la madre è italiana) fatto di partenze ed incontri, di sconfitte e resistenze civili. “Ma cosa significa vivere in esilio?”. «La prima volta che andai in Siria –racconta lo scrittore e attivista pacifista- bussai alla porta di mia nonna. Non voleva aprire perché non mi conosceva…solo di recente ho provato a parlare di esilio con i miei familiari. Un mio cugino a Beirut mi disse che dovevo dimenticare il mio villaggio perchè noi siamo in esilio». Hamadi, nel suo intervento, ha lanciato quella che lui chiama un’utopia, un appello ai cittadini europei di fare una raccolta di firme per chiedere che venga posto uno stop unilaterale ai bombardamenti. «Con le bombe non arriverà mai la pace. In Siria purtroppo si sono sovrapposti i signori della guerra, da una e dall’altra parte, che vogliono che il conflitto continui in modo di incrementare i loro loschi traffici. Assad poi è un dittatore feroce e deve essere rimosso. Vorrei soltanto ricordare che quelli dell’Isis, una volta giunti a Palmira, hanno fatto saltare uno dei più grandi carceri della Siria dove sono detenuti i “politici” che sono sottoposti sistematicamente a torture». Molto seguito anche l’intervento di Alhayhia Rabeah che ha raccontato della sua esperienza di studentessa a Teheran, dove era proibito parlare liberamente di politica. «Ho capito il vero significato di libertà una volta giunta in Italia quando si poteva dire la propria opinione politica su tutto senza rischiare il carcere. Perché porto il velo anche in Italia? Perché così mi sento libera di fare una scelta, cosa impossibile oggi in Siria». E alla domanda del cronista sulla libertà che godevano le donne di Aleppo incontrate nel corso di un viaggio in Siria nel 2008 la sua risposta è stata lapidaria:« Bastava che non parlassero di politica».


di R. Boseggia


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